Se le autobiografie/biografie fossero tutte così, il mondo sarebbe un post migliore!
Scusatemi, ma dovevo dirlo!!!
Non sono solita leggere questo genere di libri, e l’unico che ho letto del genere non mi ha entusiasmato. Anzi ho proprio fatto una gran fatica. Ma questo no, nonostante non ci abbia messo proprio poco, causa enorme stanchezza, mi è piaciuto moltissimo.
Scrittura fluida, non pesante, storia scritta bene e in modo che scorra senza troppi problemi. Devo dire che probabilmente era il libro giusto al momento giusto.
Tutti noi almeno una volta nella vita siamo incappati nel video in cui una donna è seduta al MoMa di New York, e davanti a se si siede un uomo, e lei si mette a piangere..
Bene lei è Marina Abramovic, lui è Ulay, il suo grande amore. Video potente, video emozionante.. video immenso.
Immensa è la parola giusta per definire questa Donna da un carisma molto forte..
Non la conoscevo, quindi sono stata più che contenta di leggere questa sua autobiografia.
Marina Abramovic è una performer. Un’artista performer. Non è una pittrice, non è scultrice.. la sua arte è astratta. Astratta perché le sue opere non si possono rivedere, a meno che non siano state filmate o fotografate. La sua arte è lei. Lei è l’opera. Lei è il centro di tutto, ma non perché si sta parlando della sua vita, ma perché lei ha fatto della sua vita l’opera.
In questo libro ripercorre la sua infanzia, molto dura, fatta di poco amore, di molta durezza, di poche carezze, ma di tante regole. Nonostante fosse sposata, per esempio non poteva vivere con il marito e doveva rientrare a casa alle 22.
Ma si parla soprattutto delle sue performance e dei suoi due grandi amori, Ulay e Paolo.
Agli inizi della carriera Marina fa delle perfomance molto forti, basate principalmente sul dolore fisico, si ferisce volontariamente, mette a nudo il suo corpo per testarne anche un po’ i limiti.
La performance che più mi ha colpito, positivamente, per quanto forte e pericolosa, è quella che fece a Napoli nel ’75 dove lei mise a disposizione 72 oggetti che potevano essere usati su di lei in qualsiasi modo uno volesse. Mise a disposizione anche una pistola e un proiettile.
Ammise di aver avuto paura quando un uomo prese la pistola, la caricò e gli e la puntò contro.
Lei restò immobile per sei ore, nonostante il dolore, nonostante il sangue, nonostante tutto lei arrivò alla fine.
In alcuni momenti di lettura, soprattutto quelli in silenzio e senza il sottofondo di cartoni, mi è sembrato proprio di essere seduta con lei, e lei che mi raccontava.
Mi raccontava di viaggi in Tibet, in templi, in ritiri dove non parlava, non mangiava, di guaritori, di rinascite spirituali, di connessioni con il suo io più profondo.
La capacità di questo libro è quella di accompagnarti nella trasformazione della sua arte, e di arrivare a oggi e capire come mai agisce in certo modo, ma soprattutto a farti capire che non riuscirai ad indovinare il suo progetto successivo.
Oggi Marina Abramovic ha un suo istituto, un suo metodo che viene spiegato, che viene insegnato anche a persone dal nome Lady Gaga.
Ci sono alcune cose che invidio a questa donna immensa, e una di queste sono le amicizie, le conoscenze. Parliamo di Willem Dafoe, Susan Sontag, Lady Gaga, Lou Reed..
E ogni volta che approfondisci un personaggio, famoso o meno, ci sono anche cose mi hanno un po’ deluso… ma di quelle un giorno ne parleremo..
Vi consiglio di approfondire questa Artista.. perché sì, lei lo è, anche se non ci sono tele o statue da ammirare.
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